Nelle ultime settimane piante e siepi di Bosso, che ornano la maggior parte dei nostri parchi e giardini all’italiana, sono state letteralmente distrutte da una eccezionale infestazione di Piralide del Bosso, insetto defogliatore di recente introduzione in Italia.
L’allarme è scattato non solo nella provincia di Parma, ma anche nelle altre province della regione Emilia-Romagna.
Ogni giorno numerosi cittadini telefonano al Consorzio Fitosanitario chiedendo informazioni sulle cause del disseccamento delle loro siepi, sulle modalità di difesa, se le piante sono morte oppure se si riprenderanno.
Quest’anno le infestazioni sono risultate molto consistenti e diffuse, come sempre accade per gli insetti esotici nei primi anni dopo l’introduzione occasionale in nuovi areali, e già dal mese di aprile si sono rilevati i primi attacchi.
Si invitano pertanto privati, vivaisti ed Amministrazioni comunali a porre la massima attenzione, monitorando siepi, bordure e aiuole di Bosso nei giardini privati e nelle aree verdi pubbliche, allo scopo di intervenire tempestivamente ed eliminare i focolai di questo temibile defogliatore.
La Piralide del bosso (Cydalima perspectalis) è un Lepidottero appartenente alla famiglia dei Piralidi, originario dell’Asia e molto diffuso in Giappone, Cina e Corea.
Giunto per la prima volta in Europa nel 2007 (Germania), con l’importazione di piante di Bosso infette, è stato segnalato in diverse regioni del Nord Italia nel 2010 e il primo ritrovamento nella nostra provincia risale al 2013.
Le larve della piralide causano gravi danni alle piante di Bosso, particolarmente suscettibili risultano le specie Buxus sempervirens var. rotundifolia, B. microphylla, B. microphylla var. insularis, B. sinica, ma attacchi si registrano anche a carico della Pachysandra (Pachysandra terminalis), seppur meno frequenti.
Ciclo biologico e morfologia
La biologia di Cydalima perspectalis in Europa non è ancora del tutto nota. Nei nostri areali l’insetto compie da2 a 4 generazioni nel corso dell’anno, raggiungendo popolazioni molto elevate, e per questo motivo non è possibile abbassare la guardia durante tutta la stagione vegetativa.
Trascorre l’inverno come larva all’interno di un bozzolo sericeo tessuto in autunno all’interno della vegetazione. In primavera con l’innalzamento delle temperature, indicativamente in aprile, le larve riprendono a nutrirsi e, completato lo sviluppo, si impupano dando origine agli adulti.
L’adulto è una farfalla di medie dimensioni con ali di color chiaro e con una fascia marrone lungo i bordi inferiori. Le uova vengono deposte sulla pagina inferiore delle foglie in gruppi di 10-20 elementi, parzialmente sovrapposti; dapprima sono di colore giallo chiaro poi tendono ad imbrunire ed al loro interno si evidenza una piccola macchia scura corrispondente al capo della larva in via di formazione.
Le larve (bruchi) sono di color verde con capo nero e presentano strisce bianche e nere lungo tutto il corpo.
A completo sviluppo sono lunghe fino a4 cme si possono rinvenire facilmente all’interno della vegetazione ove creano una fitta ragnatela di fili sericei e, avvolgendo mazzetti di foglioline, formano i bozzoli all’interno dei quali si incrisalidano.
Le crisalidi misurano circa20 millimetri, inizialmente sono di colore verde chiaro con strisce nere sul dorso poi a maturità assumono colore marrone scuro.
Danni
Il danno è causato dalle larve che essendo molto voraci riescono a defogliare completamente le piante di Bosso: inizialmente si nutrono della pagina inferiore delle foglie lasciando intatta quella superiore, poi, dalla terza età, erodono completamente le foglie ed i giovani germogli, lasciando intatta solo la nervatura centrale. Le siepi ed i cespugli appaiono come se fossero completamente secchi e questi sintomi vengono scambiati come attacchi fungini, ma la presenza di tracce larvali (ragnatela, rosure ed escrementi larvali) aiutano nella diagnosi.
Difesa
Per quanto riguarda la lotta a questo fitofago, le larve possono essere asportate manualmente e distrutte nel caso di deboli infestazioni.
Nel caso di forti infestazioni si rendono necessari interventi insetticidi. Utile è l’osservazione delle piante per individuare l’inizio delle infestazioni larvali.
Si ricorda che i decreto 22 gennaio 2014 “adozione del Piano di azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari” al punto A.5.6 e relativi sotto punti A.5.6.1 e A.5.6.2 prevede che nelle aree frequentate dalla popolazione siano previste misure per ridurre i rischi derivanti dall’impiego dei prodotti fitosanitari e quindi vengano utilizzati prodotti a basso rischio come quelli ammessi nell’agricoltura biologica (piretrine naturali e Bacillus thuringiensis), mentre in altri contesti, es. vivai, possono essere utilizzati anche altri prodotti, ad esempio a base di spinosad o di piretroidi (deltametrina, cipermetrina), purché registrati per l’impiego su ornamentali.
Se le infestazioni sono individuate tempestivamente, quando le larve sono ancora piccole e c’è poca presenza di ragnatela (che crea una barriera meccanica), è possibile utilizzare prodotti a base di Bacillus thuringiensis var. kurstaki o var. aizawai. Questo batterio entomopatogeno agisce per ingestione provocando la morte delle larve per setticemia, ma non è tossico nei confronti dell’uomo e degli animali. In tal caso è necessario eseguire due trattamenti, a distanza di 5-7 giorni uno dall’altro, per ogni generazione. Per aumentare l’efficacia del trattamento si consiglia di utilizzare un acidificante dato che spesso le acque sono tendenzialmente calcaree e quindi basiche.
Per trattamenti tardivi con larve di diverso sviluppo ed elevata presenza di ragnatele è possibile impiegare sostanze attive ad azione abbattente come le piretrine pure. In questi casi è necessario irrorare con una maggiore pressione per penetrare all’interno della vegetazione.
Nonostante l’apparenza, le piante defogliate e disseccate non sono morte ma se adeguatamente difese possono rigermogliare. Si consiglia pertanto di apportare al terreno concimi contenenti azoto per stimolare la ripresa vegetativa.