Autori: V. Testi, C. Delvago, C. Vitali, B. Robuschi, P. Grillini, V. Vicchi
Nel 2005 è comparsa per la prima volta in provincia di Parma una malattia, di origine fitoplasmatica, responsabile della “Virescenza ipertrofica del pomodoro” o “Stolbur”. I maggiori danni sono stati osservati in campi di pomodoro da industria coltivati nei dintorni di Parma capoluogo, dove la malattia, nei casi più gravi, era presente su circa il 20-30% delle piante (figura 1a).
Fig. 1 – Presenza di stolbur nel Parmense
a) 2005
In questi casi la perdita di produzione è risultata consistente, intorno al 40-50%, a causa dell’assenza di bacche negli ultimi palchi.
Quest’anno la malattia si è ripresentata in una area pomodoricola molto più vasta ed ha interessato
principalmente il territorio di pianura e pedecollinare a sud della via Emilia (figura 1b).
b) 2006
I danni produttivi sono risultati molto variabili: si sono riscontrati appezzamenti, nella maggioranza dei casi, con piccole percentuali di piante colpite, ma ci sono stati anche campi con il 90% di piante infette.
In entrambe le annate gli attacchi più consistenti si sono avuti in impianti tardivi. Singole piante con sintomi attribuibili a Stolbur sono state comunque rilevate in gran parte del territorio parmense e, quest’anno, anche nelle province limitrofe.
Foto1. Panoramica di un campo di pomodoro fortemente colpito da Stolbur. (Foto V. Testi)
Sia nel 2005 che nel 2006 sono stati prelevati, negli appezzamenti di pomodoro più colpiti, campioni di foglie e germogli di piante sintomatiche sui quali è stata eseguita l’analisi molecolare (PCR: Polymerase Chain Reaction) utilizzando iniziatori di reazione specifici per i fitoplasmi dello Stolbur (primers fStol/rStol). Tutti i campioni sintomatici sono risultati positivi al fitoplasma dello Stolbur.
Microrganismi responsabili dello stolbur
Di seguito viene riportata una breve descrizione dei microrganismi responsabili di Stolbur, della loro diffusione e dei sintomi che si sono riscontrati sulle piante di pomodoro.
I fitoplasmi sono microrganismi unicellulari simili ai batteri, ma privi di parete cellulare, che vivono e si moltiplicano all’interno dei vasi floematici impedendo la traslocazione dei carboidrati e alterando il metabolismo della pianta.
La loro trasmissione avviene principalmente ad opera di fitomizi, cioè insetti che si nutrono della linfa del floema, che si infettano alimentandosi su piante malate e quando si spostano su altre piante trasferiscono i fitoplasmi con le loro punture di nutrizione. Questi fitoplasmi non sono trasmessi attraverso il seme.
Gli insetti vettori in Europa sono principalmente omotteri auchenorrinchi, in prevalenza cicadellidi cixiidi.
Nei nostri ambienti Hyalesthes obsoletus è ritenuto il principale vettore del Legno nero della vite e dello Stolbur del pomodoro; vive e si alimenta su numerose specie erbacee ed arboree; gli stadi giovanili si sviluppano tutti sottoterra sulle radici di ortica e convolvolo e, allo stato attuale delle conoscenze, solo su queste specie la cicalina riesce a completare il suo ciclo.
Considerando che gli adulti volano nei mesi di giugno e luglio e che le infezioni su pomodoro si manifestano a partire dal mese di luglio, è molto probabile, tenuto conto del periodo di incubazione, che la trasmissione avvenga ad opera anche di altre specie. Infatti nel 2005 i sintomi in campo sono stati osservati nel mese di agosto, ma nel 2006 le prime piante malate si sono riscontrate già nella seconda decade di luglio.
Si ricorda che il Legno nero della vite rappresenta attualmente una emergenza fitosanitaria di particolare gravità sia per i danni che provoca che per l’ampia diffusione nelle aree vitate della regione; inoltre, negli ultimi anni, altre colture orticole sono state colpite da questi fitoplasmi (Vicchi, dati non pubblicati) che stanno provocando estese manifestazioni di danno.
Sintomi su pomodoro
La fitoplasmosi (foto 1 e 2) provoca nelle piante di pomodoro profonde alterazioni che riguardano principalmente l’apparato fogliare e quello riproduttivo: le piante assumono portamento eretto, con fusti ingrossati, germogli con internodi corti, formazione di radici avventizie sulla porzione basale degli steli, affastellamento della vegetazione dovuta alla produzione di getti ascellari, laciniatura fogliare con foglie piccole e distorte di colore giallo-verdognole e con margini arrotolati verso l’alto, foglie a volte nematofille a volte ipertrofiche e di colore violaceo. I fiori sono totalmente o parzialmente sterili, malformati, ingrossati per l’unione di peduncolo e sepali, caratterizzati da perdita dei pigmenti naturali (virescenza), con calice a forma di vescica.
I danni produttivi sono pertanto, nei casi più gravi, di un certo rilievo in quanto viene a mancare la formazione delle bacche degli ultimi palchi con conseguenti perdite di circa il 50% per singola pianta.
Foto 2. Principali sintomi riscontrabili sull’apparato aereo di una coltura di pomodoro. (Foto V. Testi)
Da sottolineare che questi fitoplasmi non provocano danni qualitativi al prodotto, ma solo quantitativi a seguito di assenza di allegagione. Soltanto in alcuni casi si hanno frutti di piccole dimensioni e deformi che restano attaccati alla pianta anche dopo il vaglio della macchina raccoglitrice.
Come difendersi dalla fitoplasmosi
In provincia di Parma, in questi due anni di osservazione, la sintomatologia più conclamata è stata rilevata soprattutto in appezzamenti limitrofi ad argini, canali e macchie arbustive; presumibilmente il fitoplasma e/o il suo vettore trovano ospitalità su questi vegetali o sulle infestanti sottostanti ala coltura. Al contrario nelle vaste estensioni la malattia è meno aggressiva ed ha più difficoltà ad insediarsi.
Alla luce di tali osservazioni, negli areali più infetti, sarà opportuno evitare di investire, nei prossimi anni, pomodoro in terreni posti nelle vicinanze di zone incolte.
Questa malattia non si combatte attualmente con interventi di natura chimica, ma unicamente con una attenta gestione del territorio; è infatti indispensabile eliminare le piante spontanee e le malerbe che risultano in grado di conservare i fitoplasmi, nonché le piante di pomodoro alla comparsa dei primi sintomi della malattia, al fine di abbassare la presenza di focolai infettivi.
Una volta individuati gli insetti vettori che trasmettono la fitopatia nel pomodoro si potrà intervenire con trattamenti specifici nei momenti di effettivo volo degli stessi e con i prodotti più efficaci.
Sarà quindi fondamentale, per contenere i danni di questa nuova malattia, effettuare nei prossimi anni studi e ricerche nelle aree più colpite e nel corso dell’intera stagione vegetativa al fine di acquisire maggiori conoscenze sulla epidemiologia della fitoplasmosi.
Valentino Testi, Chiara Delvago
Consorzio fitosanitario provinciale di Parma
Carlo Vitali
A.IN.P.O. – Parma
Bernardo Robuschi
AS.I.P.O. – Parma
Patrizia Grillini, Valerio Vicchi
Servizio fitosanitario Regione Emilia-Romagna