Il tarlo asiatico (Anoplophora chinensis) è un Coleottero Cerambicide originario dell’Asia e dichiarato organismo nocivo da quarantena per l’Unione Europea.
In Italia è stato ritrovato per la prima volta nel 2000 in Lombardia dove ha provocato danni per milioni di euro. La larva di questo insetto si nutre del legno di varie specie arboree ed arbustive, scavando grandi gallerie nel fusto e nelle radici più superficiali che indeboliscono la pianta, rendendola più vulnerabile all’attacco di altri parassiti/patogeni, e ne riduce la stabilità meccanica. Gli adulti erodono la corteccia di germogli e giovani rami; si rinvengono sulle piante da fine maggio a settembre e sono di grandi dimensioni (fino a35 mmdi lunghezza), di colore nero con piccole macchie bianche e sono dotati di lunghe antenne.
Simile ad A. chinensis, per aspetto e danno, è A. glabripennis, sempre di origine asiatica e trovato per la prima volta in Veneto.
Per la descrizione degli insetti e dei danni scarica il pieghevole “tarli asiatici”.
In seguito alla Decisione 2012/138/CE della Commissione europea relativa alle “misure di emergenza per impedire l’introduzione e la diffusione nell’Unione di Anoplophora chinensis”, anche l’Italia si è dotata di un Decreto di lotta obbligatoria (DM 12 ottobre 2012). La lotta obbligatoria prevede limitazioni all’importazione di piante che possono essere infestate dai tarli asiatici e allo spostamento delle stesse piante nell’ambito dell’UE, attenti controlli presso i vivaisti e monitoraggi sul territorio nazionale per individuare tempestivamente eventuali focolai, nonché le prescrizioni fitosanitarie nelle zone in cui è stato ritrovato l’insetto.
Gli Ispettori del Consorzio fitosanitario provvedono ogni anno ad effettuare monitoraggi e controlli sia al verde ornamentale (parchi, giardini ed alberate stradali) che nei vivai presenti sul territorio provinciale. Attualmente questi insetti non sono ancora presenti in Emilia-Romagna, pertanto i cittadini sono tenuti a segnalare eventuali casi sospetti al Servizio fitosanitario regionale o al Consorzio fitosanitario provinciale.