Le infestazioni di cavallette sono un fenomeno che si verifica ciclicamente in alcune zone collinari dell’Emilia Romagna. Infatti a metà degli anni ’80, numerosi comuni delle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena avevano registrato pullulazioni di questi insetti con gravi danni alle colture.
Popolazioni eccezionalmente numerose di cavallette sono il risultato di particolari condizioni ambientali e climatiche favorevoli, in particolare:
abbandono delle zone collinari e montane con aumento delle aree incolte, scarsamente lavorate, che costituiscono un habitat ideale;
scarsa piovosità ed umidità invernale che permette la sopravvivenza delle uova e quindi lo sviluppo delle cavallette svantaggiando i loro nemici naturali (ad es. il fungo Entomophaga grylli).
COME VIVONO E SI RIPRODUCONO
Le cavallette che popolano il nostro territorio appartengono, per la quasi totalità, alla specie Calliptamus Italicus o grillastro italiano. Si tratta di un insetto Ortottero tipico del bacino del Mediterraneo, diffuso in Nord Africa, Spagna, Italia, Europa orientale e in vaste zone asiatiche. Gli adulti sono di colore grigio o bruno con ali rosate e presentano un accentuato dimorfismo sessuale: il maschio raggiunge una lunghezza di 13-26 mm e la femmina di 21-36 mm. Le forme giovanili (neanidi) sono biancastre appena nate, diventano scure in poco tempo e attraverso più mute raggiungono lo stadio adulto in 40-50 giorni.
Altre specie di cavallette presenti in Italia sono: Anacrydium aegyptium, specie di colore grigio dal comportamento solitario e non dannosa alle colture; Dociostaurus maroccanus, di colore bruno, presente nel sud Italia; Tettigonia viridissima e Dectigus verrucivorus, specie di maggiori dimensioni e di colore verde e la meno frequente Oedipoda coerulescens, simile a C. italicus, ma di colore grigio con ali azzurre.
Le cavallette compiono una sola generazione l’anno. Le neanidi nascono scalarmente dalla fine di maggio alla fine di luglio, in funzione dell’altitudine e dell’esposizione. I primi adulti compaiono in luglio e si spostano in volo per brevi distanze. L’ovideposizione inizia in agosto in aree circoscritte, dette grillare, caratterizzate da terreni incolti, compatti, esposti a sud e dotati di pendenza e quindi meno soggetti a ristagni idrici. Le uova sono deposte, in numero variabile da 25 a 55, all’interno di una ooteca o cannello sovrapposte le une alle altre ed incollate da un secreto spugnoso. Ogni ooteca viene inserita all’interno di un foro prodotto nel terreno dalla femmina alla profondità di 3-4 cm.
I DANNI E LA LOTTA
Essendo polifaghe, le cavallette possono danneggiare non solo piante spontanee, ma anche colture erbacee, in particolare leguminose foraggere e orticole. Il danno è direttamente correlato al livello d’infestazione e generalmente interessa l’erba medica, particolarmente diffusa nelle zone collinari e alimento preferito dalle forme giovanili.
Purtroppo non è possibile eliminare in modo definitivo tale problema ed i trattamenti con insetticidi abbattenti non riducono il rischio di elevate infestazioni future; si può però contenerlo entro livelli accettabili soprattutto intervenendo in via preventiva con adeguate pratiche agronomiche.
Si consiglia di:
- individuare i terreni dove vengono deposte le uova (grillare);
- distruggere le ooteche con lavorazioni superficiali (erpicature) e dissodare i terreni infestati specialmente nel periodo autunno-invernale e comunque entro aprile (esponendo le uova agli agenti atmosferici se ne riduce la vitalità, di conseguenza si abbassa il numero di individui che nasceranno);
- come lotta biologica, buoni risultati si sono ottenuti negli anni passati allevando e lasciando pascolare nei prati infestati dalle cavallette una squadra di faraone
- rinnovare i vecchi prati e rimettere a coltura i terreni abbandonati
INTERVENTI MECCANICI/AGRONOMICI: la conoscenza delle “grillare” permetterà agli agricoltori di effettuare, prima della nascita delle neanidi, lavorazioni superficiali (erpicature, fresature) o dissodamenti per distruggere le ooteche ed esporle agli agenti atmosferici. In tali aree sarà inoltre opportuno rinnovare i vecchi prati e coltivare superfici incolte per ridurre gli habitat favorevoli alla moltiplicazione delle cavallette.
INTERVENTI BIOLOGICI: il naturale contenimento delle cavallette avviene, nelle annate piovose, principalmente ad opera di parassiti fungini, in particolare Entomophthora grylli, ma buona è anche la predazione esercitata da uccelli quali storni, fagiani, tacchini, faraone, rapaci, ecc.. La positiva esperienza di lotta alle cavallette con l’utilizzo di faraone maturata negli anni 1988-1994 e nel 2005 si ritiene possa essere applicata tenendo in considerazione le numerose aziende che nei territori di collina applicano tecniche di coltivazione biologiche che non prevedono l’impiego di prodotti chimici di sintesi.
INTERVENTI CHIMICI: il ricorso alla lotta chimica, in quanto poco efficace e ad alto impatto ambientale, sarà ammesso solo sulle ristrette aree in cui le neanidi appena nate vivono gregarie formando popolazioni molto consistenti e nelle quali non si è riusciti ad intervenire preventivamente sulla base delle indicazioni fornite dal Servizio Fitosanitario regionale.
Tali aree andranno segnalate alle rispettive Amministrazioni comunali e gli interventi dovranno essere valutati dal Consorzio Fitosanitario Provinciale di Parma dopo apposito sopraluogo, che verifichi il superamento di una soglia tecnico-economica. La sostanza attiva insetticida attualmente autorizzata sui prati di erba medica per la lotta alle cavallette sono deltametrina, estratto di piretro ed acetamiprid.