La Flavescenza dorata della vite è un organismo nocivo da quarantena regolamentato. In Italia è stato emenato un Decreto Ministeriale di lotta obbligatoria (D.M. 31 maggio 2000) che prevede specifiche prescrizioni fitosanitarie fondamentali nelle zone focolaio, nelle zone di insediamento e in quelle indenni al fine di evitare la diffusione della malattia.
Ogni anno il Servizio Fitosanitario regionale emana una Determinazione in cui vengono specificate le zone focolaio e di insediamento sul territorio e le prescrizioni fitosanitarie specifiche cui i proprietari di vigneti devono adempiere.
LINEE GUIDA PER LA DIFESA DA FLAVESCENZA DORATA
Flavescenza dorata è un organismo da quarantena ormai diffuso in gran parte delle aree viticole delle regioni centro-settentrionali.
Negli ultimi due anni, la malattia ha fatto registrare una recrudescenza nelle aree produttive settentrionali italiane, dovuta ad una serie di concause, tra cui la difficoltà di contenimento del vettore con i trattamenti insetticidi, la presenza crescente di superfici incolte che rappresentano un pericoloso serbatoio di infezione, nonché gli evidenti cambiamenti climatici.
Il Servizio fitosanitario centrale, ha redatto e pubblicato il documento “Linee guida per i viticoltori ai fini del contrasto della flavescenza dorata sul territorio nazionale”.
Questo documento è finalizzato a fornire ai viticoltori, e a tutti gli operatori professionali, informazioni di supporto e di indirizzo per la corretta gestione delle aree vitate e a garantire interventi di contrasto alla malattia armonizzati e uniformi.
SCHEDA TECNICA MALATTIA
COS’È
La flavescenza dorata è una patologia tipica della vite causata da un fitoplasma (microrganismo simile ai batteri, ma privo di parete cellulare) che vive nei vasi floematici delle piante impedendo un corretto flusso di linfa elaborata nei vari organi. La trasmissione di questo patogeno avviene, da piante infette a piante sane, grazie ad un insetto vettore detto Scafoideo (Scaphoideus titanus). La commercializzazione di materiale di moltiplicazione infetto è stata la causa maggiore di diffusione della patologia in Europa, ed in particolar modo dalla Francia all’Italia, in cui i primi sintomi furono segnalati già a partire dal 1973.
Attualmente la malattia è diffusa in tutte le aree viticole del Nord Italia e interessa anche le province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna per quanto riguarda l’Emilia Romagna.
COME SI RICONOSCE
La FD dà origine a sintomi, visibili soprattutto in avanzata stagione vegetativa, che interessano tutti gli organi della pianta: foglie, germogli e grappoli.
Sintomi su foglie. Il lembo fogliare si accartoccia e i margini si piegano verso la pagina inferiore, la foglia assume una forma triangolare, diventa carnosa e “scrocchia” se schiacciata con la mano. Il colore della foglia viene alterato: nelle varietà di vite a bacca bianca si osserva un ingiallimento localizzato o esteso del lembo (da qui il nome di flavescenza dorata), mentre nelle varietà a bacca rossa si nota un arrossamento attorno alle nervature o diffuso a tutta la superficie fogliare. Questo sintomo è dovuto ad accumulo dei pigmenti sintetizzati (flavoni e antociani rispettivamente per i due casi) a causa del fatto che le colonie del fitoplasma nei vasi floematici ne impediscono la distribuzione a tutta la pianta ed in particolare ai grappoli.
Sintomi sui tralci. I tralci di piante colpite da FD germogliano e si sviluppano stentatamente, gli internodi si presentano raccorciati e si osservano anomalie nella lignificazione. In generale la pianta assume un aspetto prostrato. La presenza di porzioni ancora verdi dei tralci in autunno porterà ad una maggiore sensibilità degli stessi alle basse temperature invernali.
Sintomi sui grappoli. Se la pianta è infetta da FD, i grappolini possono disseccare, rimanendo attaccati ai germogli, già in prefioritura. Più tardivamente invece si osserva un appassimento iniziale degli acini, che può essere generalizzato o localizzato sul grappolo, seguito da un loro disseccamento.
PREVENZIONE E LOTTA
Attualmente i mezzi di lotta sono esclusivamente di tipo preventivo: messa a dimora di barbatelle certificate ottenute con materiale di moltiplicazione sano e interventi chimici contro l’insetto vettore.
Si ricorda che la lotta alla FD è obbligatoria in tutto il territorio nazionale ai sensi del DM del 31 maggio del 2000, il quale dispone di specifici interventi di prevenzione nelle aree indenni, di eradicazione della malattia nelle zone dichiarate “focolaio” e di contenimento nelle zone in cui la FD è ormai insediata da tempo. È il Servizio Fitosanitario Regionale a stabilire, mediante attenti monitoraggi, le zone focolaio e a prescrivere gli interventi obbligatori al loro interno.
La presenza di sintomi sospetti deve essere segnalata tempestivamente alle strutture fitosanitarie competenti affinché vengano effettuati gli opportuni controlli e possano essere individuati nuovi focolai.
VETTORE DELLA FLAVESCENZA DORATA
Scaphoideus titanus Ball
CHI È
Lo Scafoideo è un insetto Rincote appartenente alla famiglia dei Cicadellidi, originario del Nord America, che vive esclusivamente a spese della vite pungendo le nervature delle foglie per succhiare la linfa elaborata. Normalmente i danni recati alle piante non sono degni di rilievo, in quanto le popolazioni comunque non arrivano ad entità elevate; purtroppo però il cicadellide è diventato famoso per la sua capacità di trasmettere il fitoplasma della flavescenza dorata.
Grazie all’apparato boccale pungente succhiante lo Scafoideo, durante l’atto nutrizionale, è in grado di acquisire il fitoplasma della FD e, dopo un periodo di latenza di circa 1 mese (periodo che serve al fitoplasma per spostarsi dall’apparato digerente fino alle ghiandole salivari dell’insetto dove si moltiplica) è in grado di trasmetterlo, sempre durante le punture di alimentazione, su una pianta sana. La capacità di trasmissione non viene persa durante le mute, ma viene mantenuta per tutta la vita; non è ancora stata dimostrata invece la possibilità di passare questa capacità alle nuove generazioni attraverso l’uovo, ovvero i giovani nati non sono infetti.
RICONOSCIMENTO
Forme giovanili
Le neanidi e le ninfe sono di forma slanciata di colore chiaro: dapprima completamente bianchiccie con due macchiette nere triangolari all’estremità dell’addome, col progredire dello sviluppo il colore vira verso il giallo, sempre con le due macchie nere, e compaiono screziature brune sul torace e sull’addome. La lunghezza varia da 1,5-2 mm (neanide di prima età) a 4,5-5 mm (ninfa di terza età). Gli stadi giovanili di altre cicaline tipiche del vigneto, Empoasca e Zygina, si differenziano proprio per l’assenza delle due macchie nere all’estremità addominale e dal colore del corpo che è verdognolo e bianco-giallino rispettivamente per le due specie citate.
Adulto
L’adulto ha un tipico colore marmorizzato sul dorso, con base ocra-brunastro e alternanza di fasce trasversali di colore cremeo e rossastro; ventralmente invece si presenta di colore crema-grigiastro. La testa ha una tipica forma triangolare. La lunghezza del corpo è di 5-6 mm circa.
CICLO BIOLOGICO
Il vettore della FD compie una sola generazione l’anno. Lo svernamento avviene allo stato di uovo deposto nelle anfrattuosità del ritidoma dei tralci di 1 o 2 anni di età. La schiusura di tali uova avviene con una certa scalarità a partire da metà maggio fino all’inizio di luglio. Gli stadi giovanili, rappresentati da due età neanidali e da tre età ninfali, possono essere rinvenuti fino all’inizio di agosto nella pagina inferiore delle foglie dei polloni della vite o comunque sulle foglie più prossime al terreno. Gli adulti invece, compaiono alla fine di giugno e si possono trovare fino alla seconda decade di ottobre, con punte massime nella prima decade di agosto. Essi vivono circa un mese e dopo gli accoppiamenti le femmine depongono le uova svernanti.
MONITORAGGIO
Al fine di mantenere sempre sotto controllo le popolazioni di scafoideo è possibile eseguire il monitoraggio delle forme giovanili osservando le pagine inferiori delle foglie dei polloni delle viti e quello degli adulti con l’ausilio di trappole cromotropiche gialle da fissare lungo i filari ad un’altezza di circa 1-1,5 m.