Minatrice fogliare dell’Ippocastano

Immagine copertina Consorzio Fitosanitario di Parma

CAMERARIA OHRIDELLA DESCHA E DIMIĆ

Cameraria ohridella è un microlepidottero minatore fogliare appartenente alla famiglia dei Gracillaridi o Litocolletidi, originario della Macedonia che si è diffuso rapidamente, attraverso i mezzi di trasporto terrestri, verso l’Europa centro-orientale. In Italia è arrivato all’inizio degli anni ’90 ed è attualmente diffuso in tutte le regioni centro-settentrionali. Il suo potenziale biotico è molto elevato, pertanto, quasi tutti gli anni si osservano forti infestazioni che creano non pochi problemi nella gestione del verde pubblico e privato.

COME SI RICONOSCE

Adulto: farfalla lunga circa 5 mm, con ali anteriori di colore ocra dotate di striature trasversali bianco-argentee e ali posteriori grigie con  margine sfrangiato (apertura alare di circa 7 mm), le antenne sono lunghe quasi quanto il corpo.

Uovo: lenticolare e biancastro; diametro di 0,2-0,3 mm

Larva: giallo-verdognola, a maturità arriva alla lunghezza di 4 mm.

Crisalide: bruno-rossastra lucente lunga 3-5 mm.

OSPITI E DANNI

Cameraria infesta preferenzialmente l’ippocastano a fiori bianchi (Aesculus hippocastanum L.) di origine asiatica, mentre le specie americane a fiori rossi e ibridi a fiori rosa risultano essere più resistenti all’attacco. Occasionalmente sono stati osservati sintomi anche su Acer pseudoplatanus.

Le larve scavano delle vere e proprie gallerie (mine) all’interno delle foglie dell’ippocastano nutrendosi del tessuto presente in esse. Esternamente, sulla foglia si osservano delle zone giallo-brunastre, dapprima rotondeggianti e poi via via sempre più irregolari, che si estendono tra le nervature secondarie. Osservando le foglie in controluce si nota la larva all’interno della mina con i suoi escrementi nerastri. Dato che durante la stagione vegetativa la densità delle popolazioni tende ad aumentare in modo esponenziale, le gallerie prodotte sono sempre più numerose e tendono a confluire tra loro fino ad interessare l’intera superficie fogliare. Di conseguenza, le foglie disseccano precocemente e cadono in piena estate; nei casi più gravi si osserva anche un rigermogliamento e rifioritura autunnali della pianta. Tutto questo a lungo andare comporta forti scompensi fisiologici, l’albero diventa sempre più debole e facile preda di altre patologie.

CICLO BIOLOGICO

Nelle nostre zone Cameraria compie 4 generazioni l’anno e sverna come crisalide all’interno delle mine nelle foglie cadute a terra. Gli adulti compaiono a partire dalla fine di aprile; dopo gli accoppiamenti e le femmine depongono le uova sulla pagina superiore delle foglie nei pressi delle nervature. Lo sviluppo embrionale dura 2-3 settimane o anche meno se le temperature sono molto elevate. Le larve neonate iniziano subito a scavare la galleria e si sviluppano molto velocemente attraversando ben 6 età. La larva dell’ultima età costruisce un bozzolo sericeo lenticolare al centro della mina, all’interno del quale si andrà ad impupare. La metamorfosi dura 7-10 giorni, dopodiché sfarfalla l’adulto; l’esuvia pupale rimane in parte nella mina e in parte sporge all’esterno. Gli altri picchi di volo si verificano indicativamente verso metà giugno, metà luglio e fine agosto; in corrispondenza di questi si nota un’elevata densità di farfalline lungo i tronchi e sotto la chioma dell’albero.

PREVENZIONE E LOTTA

Attualmente, l’unica forma di prevenzione avente lo scopo di limitare le infestazioni consiste nell’asportazione e distruzione delle foglie infestate cadute a terra al fine di ridurre la popolazione che andrà a costituire la prima generazione nella primavera successiva; questa metodologia permette anche la rimozione dell’inoculo del fungo dell’Antracnosi (Guignardia aesculi) i cui corpi fruttiferi, e quindi le spore, rimangono sulla superficie delle foglie colpite.

Si consiglia di monitorare la popolazione durante la stagione vegetativa, specialmente nei viali o nei parchi dove si ha un numero elevato di ippocastani, mediante il posizionamento di trappole a feromone per la cattura dei maschi a partire da aprile, in modo da poter posizionare in modo corretto eventuali trattamenti chimici. Questi ultimi risultano infatti essere determinanti per il contenimento dell’infestazione dato che attualmente non è possibile attuare la lotta biologica.

I trattamenti chimici devono essere effettuati alla fine della fioritura dell’ippocastano (metà maggio) in modo da non interferire con l’attività degli insetti impollinatori. Si ricorda che vanno impiegati esclusivamente prodotti fitosanitari autorizzati per questo insetto su colture ornamentali. Possono essere utilizzati diversi metodi per intervenire con prodotti chimici.

Irrorazioni alla chioma: metodo classico per effettuare i trattamenti insetticidi è quello di nebulizzare il prodotto in modo uniforme sulla vegetazione, i principi attivi autorizzati in questo caso sono diflubenzuron e azadiractina, entrambe agiscono come regolatori di crescita (impediscono la muta delle larve).

Iniezioni endoterapiche: metodo da utilizzarsi nel caso in cui debbano essere trattati alberi in viali, parchi o giardini pubblici ad alta fruizione da parte dei cittadini in quanto consiste nell’introdurre direttamente la soluzione insetticida nella pianta praticando dei fori al tronco, quindi eseguendo vere e proprie fleboclisi (metodo gravitazionale o ad assorbimento naturale) o iniezioni (metodo a pressione); i principi attivi ammesso in tal caso sono abamectina ed imidacloprid.

Nel caso in cui si ricorra a tale tecnica d’intervento si raccomanda di:

  • Ricorrere a personale specializzato
  • Controllare lo stato sanitario delle piante e non effettuare i trattamenti su ippocastani con cavità o sintomi di carie del legno
  • Ripetere i trattamenti ad anni alterni
  • Disinfettare i fori d’iniezione con soluzioni fungicide
  • Controllare nel tempo lo stato di cicatrizzazione dei fori