Peronospora del basilico

Immagine copertina Consorzio Fitosanitario di Parma

Di cosa si tratta?

La peronospora del basilico è una patologia relativamente recente per i nostri territori. Proveniente dalle regioni subtropicali dell’Africa, è stata riscontrata per la prima volta in Svizzera nel 2001 per poi diffondersi rapidamente nel 2003 negli areali liguri e l’anno successivo in tutta Italia. Si tratta di un’avversità molto pericolosa poiché, in condizioni favorevoli, si sviluppa molto velocemente danneggiando intere produzioni. A titolo di esempio nel 2013 sono state segnalate perdite superiori al 50% della produzione nelle aree vocate, che hanno messo in crisi la filiera della produzione del pesto.

P. belbahrii infetta le foglie in presenza di prolungata bagnatura fogliare ed elevata umidità ambientale, favorita da temperature ottimali che si aggirano sui 20-25 °C e scarsa luminosità ambientale. Risultano, pertanto, maggiormente colpite le coltivazioni ad alta densità di semina o coltivate in ambienti umidi e poco ventilati. In pieno campo, nei nostri areali, solitamente si manifesta a partire dal primo sfalcio in giugno/luglio.

Sintomatologia

Il tempo d’incubazione della malattia è variabile, anche di soli 4-6 giorni se le condizioni ambientali sono ottimali (temperature miti, elevata umidità). Dopo tale periodo, si possono osservare i primi sintomi di ingiallimento tra le nervature nella pagina superiore delle foglie, mentre nella pagina inferiori si inizia ad osservare un imbrunimento in corrispondenza del quale avviene l’evasione del fungo (sporulazione). In condizioni particolarmente favorevoli, le spore possono comparire anche prima dell’ingiallimento e talvolta anche nella pagina superiore. L’abbondante sporulazione determina un aspetto vellutato e una colorazione grigio-olivastro della pagina inferiore della foglia, sintomo inconfutabile dell’infezione peronosporica. La progressione della malattia porta alla necrosi dei tessuti che assumono una colorazione nerastra e disseccano. Il fogliame va incontro a filloptosi e il patogeno si conserva nei residui colturali infettati caduti al suolo.

Da recenti studi è emerso che il fungo può essere trasmesso anche per seme. In questi casi i sintomi posso comparire fin dalle prime fasi di sviluppo delle plantule e la propagazione del patogeno avviene facilmente sia in serra che in pieno campo. Quindi, sulle grandi distanze viene trasmesso mediante commercializzazione di semente infetta, mentre localmente si diffonde tramite gli sporangi veicolati dall’acqua, dall’aria, dagli operatori e dai macchinari.

Misure di contrasto

Facili accorgimenti per ridurre l’insorgenza della peronospora sono:

  • adottare ampie rotazioni colturali;
  • effettuare una lavorazione profonda prima della preparazione del letto di semina per interrare i residui colturali infetti;
  • utilizzare varietà tolleranti;
  • utilizzare semente conciata;
  • ridurre la densità di semina per migliorare la circolazione dell’aria tra le piante e ridurre l’umidità;
  • ridurre il periodo di ore di bagnatura fogliare (<4h) evitando irrigazioni sopra chioma e irrigazioni serali, notturne e mattutine;
  • attento monitoraggio della coltura al fine di individuare tempestivamente i primi focolai e provvedere, se possibile, ad eliminare le piantine infette;
  • utilizzare in modo ragionato e alternato i principi attivi disponibili;
  • utilizzare mezzi naturali di difesa e disinfettanti;
  • disinfettare le attrezzature e i macchinari con ipoclorito di sodio 1%, acqua ossigenata o acido peracetico.

Per approfondimenti relativi alla lotta integrata e biologica alla peronospora del basilico:

 LA PERONOSPORA DEL BASILICO.pdf

Per approfondimenti:

Microsoft PowerPoint – Peronospora IF2015.pptx (aipp.it)