Risultati Convegno su Diabrotica 16 marzo 2004 a Busseto

Immagine copertina Consorzio Fitosanitario di Parma

DIABROTICA DEL MAIS: UN PROBLEMA DA NON SOTTOVALUTARE

 

CICLO BIOLOGICO E DANNI.

Diabrotica virgifera virgifera Le Conte è un Coleottero Crisomelide originario del Nord America che vive prevalentemente a spese del mais. In Europa è stato rinvenuto per la prima volta nelle vicinanze dell’aeroporto di Belgrado in Serbia e da qui ha invaso molto rapidamente il bacino del Danubio e altri paesi europei: Ungheria, Romania, ex Yugoslavia, Italia, Slovacchia, Svizzera, Ucraina, Austria. In Italia è stato catturato nel 1998 nei pressi dell’aeroporto di Venezia, e successivamente nel 2000 vicino all’aeroporto di Malpensa in Lombardia.

Il mais è l’unica coltura che consente lo sviluppo di popolazioni consistenti di Diabrotica e che pertanto subisce gravi danni ad opera di tale insetto. Occasionalmente le larve si possono sviluppare anche a spese di altre Poacee.

Diabrotica in Europa, come negli Stati Uniti, compie una sola generazione l’anno.

Lo svernamento avviene allo stato di uovo deposto dalla femmina nel terreno coltivato a mais ad una profondità di circa 15 cm. Le uova sono piccole, del diametro di 0,1 mm e di colore giallo pallido.

La schiusura avviene a partire da metà maggio (con picco massimo circa un mese dopo) e si conclude a fine giugno. Le larve che nascono sono grinzose, di colore biancastro con capsula cefalica bruna; le larve mature, anch’esse di color bianco e con capo bruno, hanno una lunghezza media di circa 15 mm e una caratteristica placca bruna nella parte superiore dell’ultimo segmento addominale. Sono proprio le larve che procurano i danni maggiori alle piante di mais poiché si cibano delle radici, partendo dalle radichette per divorare via via quelle di maggior diametro. L’effetto di questa attività trofica naturalmente è quello di una sempre minore capacità di assorbimento di acqua e nutritivi da parte della pianta e maggior sensibilità all’allettamento; per tale motivo durante le operazioni di raccolta si riscontrano perdite di produzione.

Un tipico sintomo che si riscontra in campo in presenza di elevate infestazioni larvali è il portamento a “collo d’oca” delle piante allettate che tendono a risollevarsi dal suolo curvandosi e formando gomiti.

La gravità del danno causato alle radici può essere valutata sulla base di una scala di valori da 1 a 6 (Iowa Scale) in proporzione alla quantità di radici distrutte: 1=nessun danno; 6=radici completamente distrutte. Da prove eseguite in Europa si è potuto stabilire che la soglia di danno accettabile per non subire danni economici si attesta su un valore di 3 della scala. Negli Stati Uniti è stata messa a punto una nuova scala di valutazione, chiamata “Node-Injury Scale”, che assegna un valore da 0,00 a 3,00 in funzione del numero di nodi di inserzione delle radici che sono stati mangiati interamente e della percentuale di attacco dell’ultimo nodo interessato dall’attività trofica larvale (es: 1,50=1 nodo completamente mangiato e un altro nodo divorato per il 50%).

Dopo tre età larvali avviene l’impupamento dell’insetto nel terreno e la metamorfosi ha una durata molto breve (1–2 giorni).

Gli adulti iniziano ad apparire dalla metà di giugno e sono presenti in campo fino ad ottobre, con picco massimo a fine luglio-inizio agosto. Essi si rinvengono sulle piante di mais dove provocano erosioni della lamina fogliare e delle sete fiorali, dando origine a mancata allegagione di ampie porzioni dell’infiorescenza femminile se presenti in alte densità.

In alcuni casi si possono anche rinvenire su altre piante quali Poacee, Asteracee, Fabacee, Cucurbitacee, soia, erba medica, ecc. dove si cibano di nettare e foglie. L’adulto di Diabrotica ha una lunghezza di 5-6 mm, il corpo è di colore giallo-bruno con elitre che presentano tre caratteristiche strisce più scure visibili soprattutto nelle femmine; nei maschi le elitre sono quasi totalmente scure e le antenne sono più lunghe. Le ovideposizioni da parte delle femmine fecondate avvengono da metà luglio a tutto agosto.

MONITORAGGIO E SITUAZIONE IN ITALIA. Il monitoraggio degli adulti negli appezzamenti di mais può essere attuato mediante l’utilizzo di trappole fondamentalmente di due tipi: a feromone e cromotropiche. Nelle zone dove le popolazioni sono molto basse o dove è necessario accertare un eventuale arrivo di Diabrotica è preferibile utilizzare trappole a feromone per la cattura dei maschi in quanto molto efficaci con azione di attrazione a distanza; mentre nelle zone dove l’insetto è già insediato con alte densità di popolazione le trappole cromotropiche permettono una cattura massale degli adulti.

In seguito ai primi ritrovamenti nel nostro Paese, considerando la pericolosità del fitofago, è stato emanato un decreto di lotta obligatoria (DM 21/08/01) che prevede monitoraggi sistemici da parte dei Servizi Fitosanitari Regionali nelle zone a rischio di introduzione.

In caso di effettivo rinvenimento, l’area interessata, con raggio di almeno 1 Km, viene dichiarata “zona focolaio”. Intorno a questa, per un raggio di almeno 5 Km, viene individuata una “zona di sicurezza”. Le prescrizioni relative a questi due tipi di aree sono abbastanza restrittive: divieto di trasportare al di fuori del focolaio piante o parti di piante di mais allo stato fresco e terreno che ha ospitato mais; divieto di trebbiare prima del 1° ottobre, divieto di ristoppiare mais e obbligo di effettuare interventi insetticidi contro gli adulti.

In Italia il monitoraggio con trappole a feromoni è iniziato dal 1996 in Veneto e Friuli Venezia Giulia, e dal 1999 è stato esteso alle altre regioni settentrionali. Le zone maggiormente interessate dai controlli iniziali sono state quelle coltivate a mais nelle vicinanze di scali aerei, porti, essicatoi e altri punti nei quali si verificano frequenti scambi del cereale, in quanto Diabrotica si diffonde su grandi distanze proprio ad opera dell’attività commerciale dell’uomo. Dopo aver individuato i focolai di arrivo il monitoraggio viene concentrato nelle aree a rischio di espansione naturale, ovvero in seguito allo spostamento attivo dell’insetto stesso.

Attualmente focolai di presenza di Diabrotica sono stati rilevati in Lombardia praticamente in tutte le province, Piemonte tranne la provincia di Asti, Veneto relativamente alla provincia di Venezia, Friuli Venezia Giulia in provincia di Udine e Gorizia, Emilia-Romagna in provincia di Parma e Piacenza e Trentino Alto Adige relativamente alla provincia di Trento.

I sintomi di allettamento delle piante e i primi danni economici sono stati rilevati per la prima volta nel 2002 in Lombardia in provincia di Milano. Le varie Regioni hanno poi emanato determinazioni con le prescrizioni specifiche per le varie zone focolaio e di sicurezza.

LOTTA. Negli Stati uniti e in Canada la difesa contro questa specie viene effettuata mediante l’uso di geodisinfestanti granulari per il controllo delle larve, da distribuire in banda o nel solco di semina, cui seguono trattamenti insetticidi contro gli adulti. Questi metodi di lotta però risultano essere di ridotta utilità ai fini preventivi e soprattutto eradicativi: i geoinsetticidi ed i concianti non controllano totalmente la popolazione larvale e il trattamento contro gli adulti risulta essere tardivo, in quanto il danno maggiore è già stato procurato dalle larve.

Nel caso della situazione italiana, attualmente vengono sconsigliati trattamenti geodisinfestanti per la protezione del seme o degli apparati radicali. Tutte le ricerche compiute in America e in Europa hanno dimostrato che il fattore chiave per prevenire o ritardare la comparsa di popolazioni elevate, e quindi di danno economico alla coltura, è l’abbandono della monosuccessione e l’adozione di pratiche agronomiche che rendano più difficoltosa la sopravvivenza dell’insetto, quali le lavorazioni estive del terreno e l’uso preferenziale di ibridi a radici profonde e facilmente rigenerabili in caso di attacco.

La coltivazione di una specie diversa in successione al mais non permette lo sviluppo delle larve, dato che queste, una volta uscite dall’uovo, non trovano cibo e non sono in grado di compiere spostamenti nel terreno tali da permettere la ricerca di radici di mais. In questo modo il ciclo non viene portato a completamento e la popolazione si riduce notevolmente, come dimostrato già in Lombardia: dopo l’infestazione che ha provocato le prime perdite produttive nel milanese è stata vietata la monosuccessione per il 2003 e, infatti, non si sono più riscontrati danni in campo.

In alcuni casi può risultare utile impiegare il mais come secondo raccolto, con semina ritardata dopo la metà di giugno, in quanto solo una piccola percentuale di uova potrebbe ancora schiudersi oltre tale data.

Del 24 ottobre 2003 è la Decisione europea, valida in tutti gli stati membri, che introduce una nuova prescrizione relativa alla lotta al fitofago, ovvero l’obbligo di rispettare una rotazione colturale che preveda almeno 2 anni di interruzione della coltivazione del mais nelle zone focolaio, mentre in quelle di sicurezza ci si deve attenere ad una rotazione colturale almeno biennale. Questo può rappresentare una forte limitazione nelle zone tipicamente maidicole e soprattutto nelle aree golenali della pianura padana, dove la sostituzione del mais con altre colture è un problema reale.

Tale misura, che si può definire ampiamente precauzionale, prende spunto dal ritrovamento, in alcuni stati degli USA, di ceppi varianti di D. virgifera le cui femmine fecondate sarebbero in grado di deporre uova anche in coltivazioni di soia che precedono mais nella tipica rotazione biennale introdotta in questi territori in passato proprio per far fronte ai danni economici provocati dal crisomelide.

Attualmente esistono già ibridi geneticamente modificati che potrebbero rappresentare una soluzione al problema Diabrotica, ma naturalmente la loro coltivazione è vietata in Unione Europea.

CONVEGNO. Di questo e di altro si è discusso il 16 marzo al convegno “Diabrotica del mais: un problema da non sottovalutare” che si è tenuto nel salone Barezzi a Busseto in provincia di Parma. L’incontro è stato organizzato dal Consorzio Fitosanitario Provinciale di Parma in collaborazione con quello di Piacenza e grazie al contributo finanziario della Provincia di Parma nell’ambito dei Servizi di sviluppo agricolo.

Sono intervenuti: il Prof. Cravedi docente di Entomologia alla facoltà di Agraria dell’Università Cattolica di Piacenza, il Dr. Furlan coordinatore del gruppo di lavoro ministeriale “Diabrotica”, il Dr. Boriani direttore del Servizio Fitosanitario della Lombardia, la Dr.ssa Delvago tecnico del Consorzio Fitosanitario di Parma e il Dr. Bariselli del Servizio Fitosanitario dell’Emilia-Romagna.

Per quanto riguarda quest’ultima regione è stata illustrata l’attività di monitoraggio svolta a partire dal 2002. Nei punti strategici e negli appezzamenti di mais in monosuccessione, soprattutto al confine con regioni limitrofe già infestate da Diabrotica, sono state posizionate trappole a feromone tipo PAL per la cattura dei maschi adulti a partire dalla metà di giugno.

Nel 2002 non sono avvenute catture, mentre nel 2003 sono stati catturati i primi esemplari di Diabrotica nelle province di Parma e Piacenza. Nella prima, in 8 delle 10 aziende interessate dal monitoraggio sono stati trovati adulti nelle trappole appena installate con una punta massima di 20 individui in un appezzamento. La presenza dell’insetto era abbastanza diffusa sul territorio monitorato, ma con popolazioni relativamente basse.

Non sono stati individuati adulti direttamente sulle piante; inoltre già da fine luglio le catture sono cessate. In provincia di Piacenza le catture si sono riscontrate in 3 aziende, con picco di presenza di150 adulti per appezzamento. Data la popolazione già abbastanza numerosa, si è proceduto anche alla verifica della presenza di adulti sulle spighe e sulle foglie di 50 piante di mais per appezzamento; in effetti il riscontro è stato positivo nei due comuni con un massimo di 4 adulti osservati in un singolo rilievo.

L’11 luglio, in seguito a questi ritrovamenti, il Servizio Fitosanitario dell’Emilia-Romagna ha emanato una Determinazione con cui si dichiaravano “zone focolaio” i comuni nei quali erano stati catturati gli esemplari di Diabrotica (Piacenza e Calendasco per la provincia di Piacenza; Sorbolo, Sissa, Roccabianca, Zibello, Polesine e Busseto per Parma) e “zone di sicurezza” i comuni limitrofi e prossimi al confine lombardo (Castel S. Giovanni, Sarmato, Rottofreno, Caorso, Monticelli e Castelvetro per Piacenza; Soragna, S. Secondo, Torrile, Trecasali, Colorno e Mezzani per Parma).

Nelle aziende con presenza del fitofago si è proceduto all’esecuzione di trattamenti insetticidi con clorpirifos (Dursban WG 75, 1,1 kg/ha) così come stabilito dalla Determinazione. Purtroppo si è riscontrata una forte difficoltà nel reperire attrezzature idonee ad eseguire i trattamenti, ossia trattori dotati di trampoli che permettessero di distribuire la soluzione insetticida al di sopra della vegetazione.

Allo scopo di andare incontro alle esigenze delle aziende agricole che coltivano per la maggior parte o per la totalità mais, la Regione ha deciso che, solo per il 2004, sarà permesso il ristoppio sul 50% della superficie investita a mais nel 2003. Questa norma ha lo scopo di permettere l’avvio graduale di una rotazione biennale. La deroga potrà essere richiesta tramite la compilazione di un modulo apposito, disponibile presso i Consorzi Fitosanitari di Parma e Piacenza o presso le Associazioni degli agricoltori.

Vale la pena ricordare che nelle Norme tecniche del Disciplinare di Produzione Integrata che interessa circa il 10% della superficie investita a mais, il ristoppio è già vietato e che, molte aziende, specialmente se di piccole dimensioni, inseriscono comunque il mais in rotazione. L’estensione di questa pratica agronomica all’intero comprensorio maidicolo regionale oltre che a preservare intatto il potenziale produttivo della coltura, dovrebbe impedire il raggiungimento in Emilia-Romagna di livelli di popolazioni di rilevanza economica.

Nell’anno in corso il Servizio Fitosanitario Regionale, in collaborazione con i Consorzi fitosanitari competenti per territorio, continuerà ed amplierà il monitoraggio soprattutto nelle zone ancora esenti da Diabrotica, al fine di conoscere la reale diffusione del fitofago. Nelle zone focolaio e di sicurezza verranno installate trappole a feromone in tutti gli appezzamenti di mais in monosuccessione e quindi in tutte quelle aziende che chiederanno la deroga al ristoppio del 50% della superficie coltivata a mais nel 2003; mentre nelle zone limitrofe non infestate continuerà il monitoraggio a campione in aziende con appezzamenti di mais in ristoppio in modo da controllare l’eventuale diffusione dell’insetto sul territorio provinciale.

In definitiva, dal convegno è emerso un forte appello agli agricoltori, soprattutto delle zone infestate da Diabrotica e di quelle a rischio d’introduzione, alla sostituzione della monosuccessione di mais con la rotazione colturale. Nelle zone dichiarate focolaio o di sicurezza è comunque necessario attenersi alle disposizioni dettate dai singoli Servizi Fitosanitari Regionali. Questi ultimi eseguiranno un’attività di monitoraggio sempre più attenta e capillare dei rispettivi territori sulla base di protocolli specifici stabiliti dal gruppo di lavoro ministeriale.

MAPPE ZONE FOCOLAIO ED AZIENDE MONITORATE